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FIGLI DEL VENTO

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Il teatro-verità è il coraggio di mettere in scena sé stessi 

senza temer giudizio 

e scaturisce dalla penetrazione delle proprie esperienze di vita, 

soprattutto quelle più dolorose.

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Katreftis

 è lo specchio della vita, nel quale,  possiamo prendere coscienza che in ognuno di noi convivono, in differenti combinazioni, i medesimi ingredienti che compongono l’interiorità di tutti gli esseri umani. Osservandoci, smascherandoci e scoprendoci allo specchio, acquisiamo la certezza che nessuno può presumere di non contenere in sé ciò che riconosce nell’altro.

Il teatro-verità

L’azione fondamentale del teatro-verità, la verità di cui è portatore non ha la presunzione di essere assoluta, ognuno di noi custodisce un pizzico di verità emergente dalla prospettiva di osservazione della vita.
Qualsiasi esperienza esistenziale consapevolizzata è, inevitabilmente, parte integrante di miliardi di verità che appartengono alla storia dell’umanità. Il teatro-verità è orientato alla visione olistica che l’artista dovrebbe tentare di diffondere nella sua arte del vivere.
Non è, quindi, il luogo interiore ed esterno in cui, attraverso la finzione, s’interpretano ruoli.
In teatro fingono quegli attori che, identificati nelle maschere della convenzione, non hanno imparato a mettersi a nudo, perché intrappolati nella zona confort.
Soltanto uscendo dalla comodità nelle abitudini, l’artista può sperare di coinvolgere il pubblico in un rituale collettivo che stimola la liberazione dalle gabbie dei condizionamenti sociali.
A tal fine, il testo del teatro-verità deve essere aderente al vissuto diretto e alla penetrazione dei significati in esso contenuti. La tradizione vuole che il testo teatrale sia seguito da un sottotesto (partitura delle azioni psicofisiche), ma con tale definizione si attribuisce a quest’ultimo, inconsciamente, un valore secondario.
In realtà, esiste il testo composto da azioni verbali, psichiche e fisiche che sono sempre sostenute dal campo emozionale ed energetico dell’artista.
Non esistono pause logiche, né psicologiche, ma cambi dimensionali o pluridimensionalità.
Ogni spettacolo sarà inevitabilmente una composizione sempre nuova, in continua metamorfosi.
Il teatro-verità nasce tra la gente e con la gente, in uno stato fusionale. In questo senso, l’improvvisazione ha una funzione primaria e rappresenta soprattutto il saper riconoscere e cavalcare le emozioni che si esprimo non sempre allo stesso modo, perché dipendono da fattori imprevedibili, quali:·    

  • la condizione psicofisica dell’attore·    
  • l’interazione con gli altri attori·    
  • l’ambiente·    
  • il pubblico.

Il teatro-verità rappresenta la vita degli esseri umani che è scandita dall’alternanza di correnti opposte. L’attore-verità dovrebbe riconosce le contraddizioni di cui è portatore ed umilmente metterle in scena, tentando di sanare quell’atavico conflitto.

Bisogna capovolgere il concetto di bello che ci siamo imposti a causa dell’attuale dittatura estetica alla quale siamo asserviti. Nel teatro-verità, bello è smascherarsi pubblicamente, avere il coraggio di mostrare le proprie zone d’ombra.

Le nostre menti fragili dovrebbero aprirsi ed accogliere anche espressioni apparentemente crudeli, ma essenziali e vere. Il teatro-verità è un’azione essenziale individuale che può sfociare in autorigenerazione collettiva.